L’opera del maestro Ariante sarà visibile nella Cattedrale di San Rufino fino a gennaio In evidenza
“L’opera del maestro Ariante è eccezionalmente densa di rinvii, di suggestioni, di allusioni. Ancora una volta il suo linguaggio poetico – spiega la critica d’arte Annalisa Armani - è terso ed essenziale, grazie al taglio geometrico delle siluette, alla cifra cromatica e luministica di toni puri e riesce a trasmettere concetti che affondano in una solida antropologia e attingono all’immensa tradizione cristiana”.
L’artista, nato a Pozzuoli ma residente ad Assisi, ci mostra, su uno sfondo di fresca terra verde e di cielo quasi notturno, la figura di Maria di Nazareth. Il soggetto è riconoscibile grazie al manto imperlato di stelle che la avvolge, quasi che gli astri dal firmamento siano precipitati per appuntarsi su di lei a celebrarla quale più umile e perciò più alta tra le creature.
La croce, delicatamente tracciata alle spalle della Vergine, la celebra quale Mater dolorosa, mentre gli angeli che la fiancheggiano sembrano sussurrare alle sue orecchie parole di amore, di speranza, di rettitudine, di amore.
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