Perugia quale porta per il contemporaneo? In evidenza
Ogni città è uno scrigno che nasconde piccoli e grandi tesori: non è scontato saperli scovare. Tra le ricchezze di Perugia ci sono le sue istituzioni formative (le Università, il Conservatorio, l’Accademia di Belle Arti), la consistente partecipazione dei singoli alla vita della comunità e, soprattutto, i suoi giovani, i suoi talenti, la sua voglia di futuro.
Proprio per questo ritengo necessario, direi doveroso, che le istituzioni mantengano e incentivino i rapporti con le realtà più dinamiche e innovative a livello italiano ed europeo. In questo senso vanno inquadrate le collaborazioni avute negli anni scorsi, tra le altre, con Luca Beatrice, critico d’arte e Presidente del Circolo dei Lettori di Torino, e con Stefano Boeri, architetto e intellettuale, entrambi divenuti grandi amici della nostra città. Da una parte Torino con la propria febbrile ricerca continua, dall’altra Milano con l’ormai definito ruolo di incubatrice di idee e sogni. Questo per chi intendesse mantenere questa propensione verso la dialettica della creatività. I riferimenti per città, luoghi e progetti, oltre che per protagonisti del palcoscenico dell’innovazione, potrebbero essere infiniti. Ognuno può scegliersi i propri. È del tutto lecito, anche naturale, cambiare compagni di cammino a seconda di gusti ed orientamenti; sarebbe delittuoso, irresponsabile ed egoistico abbandonare la strada che conduce a confrontarsi con la contemporaneità. Egoistico perché gli adulti, ossia le persone affermate, con ruoli e posizioni definite, non possono limitarsi a ricordare i tempi che furono e che hanno permesso loro di essere ciò che sono. Vengono chiamati a fare uno sforzo di generosità per comprendere e rappresentare le necessità e le proiezioni di chi una propria vicenda esistenziale deve ancora costruirsela. Palazzo della Penna, con la sua funzione di Centro di Cultura Contemporanea, con le persone, le associazioni e i professionisti che ne hanno animato il programma, avrebbe dovuto rappresentare uno degli elementi fondanti il collegamento di Perugia con l’altro da sé. Abbandonare la funzione di museo tradizionale per aprirsi a tutte le contaminazioni immaginabili serviva, proprio, per assecondare incontri, relazioni, collaborazioni inaspettate e sorprendenti. Un luogo come ce ne sono tanti in Europa, niente di novo in generale ma inedito e importante per la nostra realtà. Riportare Palazzo della Penna al modello precedente senza fornire una valida alternativa sarebbe un grave errore. Non possiamo non sostenere la presenza della nostra città tra quelle protagoniste del cambiamento. Significherebbe tradire una vocazione profonda.
Andrea Cernicchi*
*Presidente Cidac (Associazione Città d’Arte e Cultura)