Sognatori Pendolari In evidenza

C’è stato un periodo in cui il treno ha assunto per me un aspetto quasi quotidiano e, da cosa quotidiana, ha rischiato di perdere il suo fascino e la sua magia.
Treni attesi seduta sopra la valigia che rischia di scoppiare da un momento all’altro (anche se magari devo star via solo due giorni!), treni presi di corsa o al volo perchè “passano una volta sola” (anche se io credo che il segreto, a volte, sia aspettare e riconoscere la destinazione migliore), treni affollati, treni cancellati all’ultimo momento o fermi per ore in chissà quale stazione (con meravigliose scritte colorate che hanno invaso pure i finestrini e io non vedo mica niente e non so più dove sono)!
E allora non puoi far altro che osservare chi ti sta intorno. La libertà e la fantasia prendono il sopravvento e tutto torna magico, soprattutto dentro quei vecchi treni regionali che non sfrecciano poi così tanto e che non hanno chissà quali comfort e senti che puoi e devi sognare. Sei immobile seduta sul tuo posto eppure vai lontano. Inventi o immagini storie per quei volti che neanche conosci. Smetti di vedere e inizi a guardare. E ci sono dei tipi che, tra rumori e silenzio, catturano l’attenzione: l’uomo solo, con lo sguardo basso e il cappello in mano (forse pensa ad un amore e ti fa tenerezza); la ragazza con gli occhiali e l’evidenziatore giallo che cerca di ripassare la lezione (ma quel telefono continua a squillare e lei si distrae sorridendo); la mamma che cerca di annullare ogni pensiero e che cerca di far vedere ai bambini il mondo fuori dal finestrino (quel mondo che sembra correre insieme al treno ma che i pensieri non riesce proprio a portarli via); il ragazzino che stamattina non è andato a scuola (e un po’ lo invidi per quella sua aria così ingenua e così eccitata allo stesso tempo); i due che litigano perché il-postoè-mio-no-il-posto-è-mio (macchissenefrega oh!); i due che si baciano senza ritegno (e invidi un po’ anche quelli!); qualcuno che passa chiedendo elemosina (tra l’indifferenza di tutti); qualcun altro che viene buttato fuori perché senza biglietto (magari l’ha perso davvero, che ne sai); quello tutto d’un pezzo che lavora collegato al pc, all’i-phone e al tablet e che cerca una presa della corrente (dai, rilassati e allenta quella cravatta!); il ragazzo con le cuffie alle orecchie che canticchia ad occhi chiusi (ora però basta di tenere il tempo con i piedi, ti preeego!); il controllore che parla poco (chissà se si ricorda dove scendo).
E poi ci sono io.
Io che ogni tanto mi alzo per mettere fuori la testa da questo vagone-rifugio per sentire le carezze del vento…che però mi taglia le guance.
Io che fisso gli altri e penso che forse anche loro stanno facendo lo stesso con me!
Io che mi preoccupo non tanto della partenza ma dell’arrivo.
L’importante però è godersi il viaggio, anche con degli sconosciuti.
E magari ecco che nasce una nuova canzone.Leggi anche Lunà-tici