Perugia, 'l mi core s'abrugia In evidenza
Non sono perugina, ma a settembre prossimo faranno vent’anni giusti giusti che questa città mi ospita. Anni nei quali –mea culpa- l’ho sempre vissuta distrattamente, velocemente. Superficialmente.
Salvo, ogni tanto, quando decidevo di santificare le meritate feste andando a visitare il Pozzo Etrusco, il Collegio del Cambio, dove ho potuto ammirare la bellissima mostra di opere del Perugino, di Raffaello e Sassoferrato, la Galleria Nazionale, una delle mie mete più frequenti a dire il vero, il Museo dell’Accademia di Belle Arti e quello del Capitolo di San Lorenzo che, con la visita alla Perugia sotterranea, merita davvero un discorso a parte.
Che emozione ripercorrere le stesse strade che i carri romani solcavano per trasportare le loro merci, o trovarsi sotto a quell’immenso muro di contenimento etrusco. Quasi mi pareva di sentire le voci degli operai che dalla cava di Santa Sabina avevano trasportato fino in cima a Colle Landone quelle pesanti pietre e le lavoravano, chiamandosi l’un l’altro, a seconda delle squadre, imprecando contro la fatica bestiale. Nella grande sala medievale, poi, pensare che aveva ospitato il conclave in cui era stato eletto il Papa del gran rifiuto, Celestino V, me la rendeva tanto familiare data una mia qualche dimestichezza con la storia dell’epoca, Benedetto Caetani e Margherita Aldobrandeschi. Insomma, scendere dal Chiostro sotto la Cattedrale è stato davvero un viaggio indietro nel tempo, che in un’ora scarsa ha reso vivi secoli di storia.
C’è una cosa che, più di tutte, mi piace fare, soprattutto nelle sere d’estate, magari accompagnata dalla musica jazz e funky delle street band. E’ passeggiare per il centro di Perugia, sedermi sugli scalini del Duomo, guardare, affascinata, la Maestà delle Volte o l’Acquedotto e immaginare come doveva essere lì un tempo, andare a zonzo verso l’imponente Arco Etrusco, anche se per arrivarci devi attraversare una delle peggiori rappresentazioni del centro storico in versione contemporanea, in via Ulisse Rocchi.
Poca attenzione, invece, ho sempre dato a Via dei Priori, di cui adoro però la parte terminale con San Francesco al Prato, uno dei luoghi più poetici di Perugia, secondo me. Ma ora che è stata riaperta al pubblico la Torre degli Sciri, la settimana scorsa e la Chiesa di Sant’Agata con i suoi affreschi trecenteschi, disponibile al pubblico da ieri, magari ci torno con più calma. Promesso.
Perugia non è proprio casa mia, non me ne vogliate. Ma sono sicura che ci sono posti peggiori in cui essere ospiti. E anzi, se mi posso permettere, perugini e non che ci abitate, ogni tanto fatela una passeggiata alla scoperta della vostra città che aiuta a volerle più bene. Malgrado tutto.
Nota: Le foto utilizzate sono state gentilmente fornite dal Museo del Capitolo di San Lorenzo e dall’archivio del Comune di Perugia