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“Mad in Europe” in scena al Clitunno di Trevi In evidenza

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“Mad in Europe” in scena al Clitunno di Trevi

Intervista ad Angela Demattè, autrice e attrice dello spettacolo che racconta di donne, di Europa, di lingue

Una donna incinta, impazzita, al parlamento Europeo.
Un coacervo di lingue e suoni: questa donna sapeva parlare molte lingue, ma ora riesce a formulare solo un “dialetto” internazionale, strano e informe. Una madonnina, una bandiera dell’Europa.
È questo e molto altro lo spettacolo Mad in Europe, in scena venerdì 11 marzo al Teatro Clitunno di Trevi per la stagione curata da Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale.
Sul palco Angela Demattè, autrice e attrice dello spettacolo, che con questo progetto ha vinto il prestigioso Premio Scenario 2015, il concorso più importante dedicato ai giovani talenti del teatro italiano. Le abbiamo fatto alcune domande.

Di cosa tratta lo spettacolo? Da cosa nasce?
È una domanda a cui potrei rispondere ogni volta in modo diverso. Oggi dico che lo spettacolo parla innanzitutto di identità. Per essere incisiva direi che la protagonista, che lavora al Parlamento Europeo, fino ad un certo punto della sua vita, ha avuto un’identità liquida. Così liquida che alla fine si è liquefatta e così tutte le lingue che sapeva parlare. Comunque, lo spettacolo parla della tragedia di questa liquefazione. Oppure potrei dire che porto in scena ciò che è dentro alla testa di una donna: la vergogna delle origini, la necessità di doversi paragonare con un modello linguistico - le lingue europee - ed estetico - il teatro contemporaneo, l’arte contemporanea - e il senso di aridità che si porta dietro da qualche tempo, in me, questo paragone. Le origini che urlano di essere ascoltate. Forse una prozia rimasta – volontariamente - in manicomio tutta la vita. Anche lei desidera essere raccontata. Per essere esplicita dico che lo spettacolo parla di una donna che, per pudore, inventa un’altra donna per raccontare di sé o, forse, per capire qualcosa di più di sé.

Mentre lavoravi allo spettacolo hai scoperto di essere incinta: in che modo questa notizia ha influenzato il progetto?
Appunto. Il fatto di essere incinta ha scavato, come una trivella, nei visceri. Dunque ha reso più profondo il tema, ha reso più necessario capire perché si dice “lingua madre”, ha fatto entrare nello spettacolo una riflessione sul “femminile”, cioè su quella parte, mi pare, piuttosto trascurata o sentita come “stucchevole”: la maternità. Questa parte si è concretizzata con la presenza della Madonna in scena. Una Madonnina poco affascinante, ma molto vicina al mio vissuto infantile.

Credi che il concetto di “cittadinanza europea” si sia effettivamente realizzato, almeno tra le giovani generazioni?
Mi ha colpito l’accoglienza che ha avuto lo spettacolo, a Roma, da parte di un gruppo di giovani under 25. Mi pare che sentano questa problematica ancor più di me - che ho dieci anni di più. Comunque, la cosa che mi sembra chiara è che noi giovani associamo ad Europa le parole: banche, economia, quote latte, mentre per le generazioni precedenti era chiara un’aspirazione molto più nobile. Ma sul sentirsi europei direi di sì: ci sentiamo europei.

Intervista a cura di Elisa Piselli
Informazioni e prenotazioni: Fontemaggiore tel 075 528661 – 075 5289555
www.fontemaggiore.it
Fb: Teatro Fontemaggiore