Prima il potere e poi il piacere In evidenza
Messo in un periodo ipotetico però ci rende volubili e si sente spesso tra amici, conoscenti, sconosciuti.
“Se potessi tornare indietro”… tempo sprecato, rimuginare sull’impossibile.
“Se potessi rivederla/o”… il tempo di pensarlo equivale più o meno al tempo necessario per chiamarla/o.
“Se potessi permettermi una casa”… ci piacerebbe soprattutto che rimanesse in piedi, solida come una donna imponente, presuntuosa e anche un po’ stronza (si può dire stronza?!).
“Se potessi permettermi una laurea”… ah, tornassi indietro (si, lo so, sto rimuginando sull’impossibile) mi godrei di più qualche giovedì universitario! E stavolta appenderei il pezzo di carta al muro del bagno, come fece un mio caro amico, ma io lo farei per guardarlo con orgoglio ogni mattina e ricordarmi che i “se potessi” a volte diventano “posso” (ma che essi stentano ad esistere senza un sistema giusto e funzionante).
“Se potessi superare quel provino”… scoprirai che forse a volte è meglio mettersi alla prova, a riflettori spenti, rimanendo fedeli a se stessi.
“Se potessimo sposarci”… che sia come piace a voi, con chi piace a voi, quando piace a voi (però usiamola ‘sta testa, oltre le emoticon con i cuoricini).
“Se potessi avere un bambino”… senza dimenticare che una donna ha dignità e valore in quanto persona e che l’unico obbligo che ha è verso se stessa ed è pretendere rispetto in quanto tale (ecco, questa frase immaginatela urlata a chiare lettere). Senza dimenticare che è lecito anche non volere. Perché a volte la più grande libertà è preceduta da negazione. Senza dimenticare che oltre a procreare esiste anche il verbo creare (e comunque io vorrei avesse i suoi occhioni con le ciglia lunghe!).
“Se potessi avere un lavoro”… si, lo so che ti piacerebbe a tempo indeterminato e ti comprendo, anche se il mio preferito rimane sempre quello a tempo… di blues.