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L'editoriale n.144

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Gusti, colori, sapori. L’Umbria si prepara ad abbracciare la Primavera in un trionfo di eventi, suggestioni e aspettative

Con la Lonely Planet che per il 2023 ha lanciato la regione nell’Olimpo delle mete mondiali (unica in Italia) è ora arrivato il tempo del raccolto.

L’offerta legata alla ricettività è in costante ascesa con una proposta sempre più varia e articolata che spazia dai boutique hotel a spa e Relais di lusso. La ristorazione ha ingranato la quinta, proponendo un livello qualitativo notevole e costanti novità. L’offerta culturale, sempre allettante, quest’anno potrà poi giovarsi di due fiori all’occhiello: i 50 anni di Umbria Jazz e le celebrazioni per i 500 anni dalla scomparsa del Perugino. E a proposito di questo: non perdetevi per nessun motivo al mondo la mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria Il meglio Maestro d’Italia - Perugino nel suo tempo”, una delle esposizioni più memorabili mai allestite in Umbria.

E mentre per luglio cresce l’attesa per una leggenda vivente come Bob Dylan (unico rammarico non poterlo fotografare causa policy imposte dall’artista e doverlo condividere con altre 4 date in Italia) il futuro più prossimo si colora di grandi aspettative per il ritorno di Eurochocolate Spring e per la prossima edizione del Festival del Giornalismo. Per carità, anche l’anno scorso i varii eventi del territorio ripresero forma, ma, al netto di ogni ipocrisia, questo è il primo vero anno post-pandemia ed è quello in cui la nostra regione a livello turistico e in termini di capacità attrattiva può spiccare definitivamente il volo.

Mentre sui social fino a qualche mese fa, gli immancabili criticoni sbeffeggiavano la campagna promozionale “Io amo il Mare dell’Umbria”, l’Umbria, intesa come istituzione, stava apparecchiando le premesse di una promozione mai conosciuta prima, in cui rientrano pienamente anche i Capodanni Rai a Terni (2022) e Perugia (2023) e la citata benedizione della Lonely Planet. Un “mare” di azioni sinergiche e coordinate che porta la firma di Paola Agabiti. E nel quale, l’Umbria tutta, ha un’occasione irripetibile di potersi tuffare.

 


 

L'editoriale n.144
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.