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Il generale della musica 3.0

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Il racconto, i retroscena e alcune curiosità  sull’opera chiamata a rappresentare la 46esima edizione  dell’evento principe della regione

C’è il richiamo ai temi ambientali dei quali anche Umbria Jazz, da quest’anno, si fa portavoce. Ironico, e quindi in perfetto stile Mamo, c’è l’omaggio a Carlo Pagnotta che, un po’ come un generale, da ben 46 anni mette in riga tutti e riesce così a dar vita a uno degli eventi più apprezzati in Italia e anche ben oltre i confini nazionali. Ci sono ovviamente tanti riferimenti al jazz e alla musica in generale: la giacca di colore giallo UJ, con le chiusure che sono tasti di pianoforte e il plettro sulla manica, le note musicali e i capelli, folti e disordinati, che riportano a quegli anni ‘70 in cui tutto ebbe inizio e a quel pubblico dei sacchi a pelo che per primo si innamorò della manifestazione. Nessun dettaglio è lasciato al caso nell’opera chiamata a presentare e a rappresentare Umbria Jazz 2019



Si chiama “Il Generale della Musica 3.0” e con questa creazione per Mamo è quasi come se si chiudesse un cerchio. Per l’autore del manifesto numero 46, ormai conosciutissimo e molto apprezzato artista perugino, tutto è iniziato infatti solo pochi anni fa, proprio da un “Generale della Musica”: la prima opera di un imprenditore che ha bisogno di sfogare la sua creatività. Una prima opera che piacque molto a critici e collezionisti e che dette il via alla produzione artistica di Massimiliano Donnari, Mamo. Così, tra le tante creazioni venute alla luce, al “Generale della Musica 1.0” ha fatto seguito il 2.0 e infine il 3.0, pensato e realizzato appositamente per UJ e che, entrando a far parte della storia della manifestazione, afferma in modo definitivo il talento di Mamo e il valore delle sue creazioni alcune delle quali, nel corso dell’evento – dal 12 al 21 luglio – saranno oggetto di esposizioni-spot all’interno di vetrine prestigiose del centro storico cittadino.





Una scelta che ha sorpreso e che consacra il talento dell’artista perugino e il valore delle sue creazioni

 

Mamo ci racconti come è andata, qual è stato l’iter che ha portato alla scelta della tua opera?

È stato tutto molto casuale. Sono venuto a sapere che erano aperte le candidature per il manifesto di Umbria Jazz e così, avendo realizzato il “Generale della Musica 1.0” e il 2.0, che già contenevano dei richiami alla manifestazione e omaggiavano UJ, ho pensato di creare il 3.0 in modo che rappresentasse al meglio i temi e l’identità dell’edizione 2019 del festival. L’ho quindi proposto all’organizzazione, ma in realtà senza troppo speranze. Invece, dopo circa un mese, sono stato informato che l’opera aveva superato la prima fase della selezione e che eravamo rimasti in due a contenderci l’aggiudicazione finale. La scelta è poi ricaduta su di me e quando l’ho saputo davvero non riuscivo a crederci.



Cosa significa per te firmare la locandina di Umbria Jazz?

È un’emozione bellissima, uno dei massimi riconoscimenti a cui potevo ambire e che mi inorgoglisce e mi sprona ad andare avanti su questa strada. 


E proprio grazie alla tua prima opera…

Sì, tutto è iniziato con un “Generale della Musica”: è stata appunto la mia prima opera, quella con cui ho partecipato alla mia prima mostra, nel 2017, e la prima che ha destato un reale interesse tra esperti e collezionisti. Anche questo fatto ha per me un significato importante.


Cosa rispondi invece a chi ha criticato la scelta del tuo Generale per UJ 2019?

Io faccio quello che so fare, lo faccio perché mi piace e mi appassiona, lo faccio con grande umiltà e soprattutto con tanta sana ironia e non intendo smettere di sorridere e di far sorridere con le mie creazioni.


Per info:
www.mamodart.com
IG: mamodart

Il generale della musica 3.0
   
Pubblicato in Rivista
Isabella Zaffarami

Moglie e mamma, prova a fare anche la giornalista. Molto curiosa, abbastanza coraggiosa e un po’ capricciosa. È spesso in ritardo, ma solo perché odia aspettare. Ama il giallo, le margherite, il mare e il tiramisù. Un tempo amava dormire fino a tardi, oggi ama andare a letto presto. Ama la sua città, Todi. Ama le parole, quelle già scritte e quelle ancora da scrivere.