Chi ha paura del buio? In evidenza
Era una notte buia e tempestosa. Era la notte qualunque di un bambino qualunque che dorme da solo nel suo lettino
Che si sveglia e nel buio scorge fantasmi e orchi, vampiri e streghe. Mostri che lo terrorizzano, lo immobilizzano a letto. Quel bimbo ha talmente paura che si rannicchia sotto le coperte, non ha il coraggio di mettere il naso fuori. Di lasciar penzolare un braccio nemmeno a pensarci, ché vai a capire che cosa si nasconde, di notte, sotto al suo letto. Ogni notte la stessa storia. La mamma lo rassicura, gli promette che il buio non nasconde nessuno scheletro, che di notte ci sono le stelle, la luna e i sogni a cullarlo. E invece lui, ogni notte si sveglia e si sente mancare il fiato, quel buio è troppo grande, troppo profondo, troppo scuro per poterlo affrontare. Serra gli occhi, si ricorda che la mamma gli ha detto che nella sua cameretta non può davvero entrare nessun brutto ceffo. Si concentra su un pensiero bello. Questo gli ripete la mamma. Si raggomitola di più, prova a convincersi che quel rumore non l’ha sentito davvero. Ha paura. Sa che non dovrebbe, che ormai è grande, ma la paura del buio è qualcosa di più grande. Trattiene le lacrime, il respiro, la voce. E poi esplode.
“Mammmmaaaaa ho paura, vieniiiii”.
Io apro gli occhi, come ogni volta rischio l’infarto e poi capisco che è solo la sua paura del buio. E, come ogni volta, penso che la vera paura del buio sarà la mia, fra una quindicina di anni quando, non trovandolo a casa e non avendo la più pallida idea di dove sia proverò a convincermi che va tutto bene, che lui mi ha ripetuto di non preoccuparmi, che di sicuro sta bene. E che alla fine lo chiamerò al telefono gridandogli: “Pietroooooo dove sei? Lo sai che ore sono? Quando che torni a casa, da me?”
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C'era una vodka
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