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Il potere delle poltrone

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Il potere delle poltrone

Martedì 27 gennaio

Ve lo immaginate uno Tsipras umbro che si allea con la destra? Una Catiuscia Marini a braccetto con un Claudio Ricci o, per evocare un'immagine ancora più estrema, uno Stefano Vinti che stringe un patto di ferro con un Lignani Marchesani? Ma del resto agli occhi del PD, partito pieno di specialisti nel salto del carro del vincitore, Tsipras ha trionfato e, in quanto tale, è un amico a prescindere. Lo stesso motivo, probabilmente, per cui per anni in Italia non si sono fatte leggi sul conflitto di interessi o per il quale gli antirenziani sono diventati renziani di ferro all'indomani delle primarie per la segreteria del PD. A partire da Catiuscia Marini, appunto. Potere delle poltrone. O poltrone del potere, decidete voi. Ma in fondo così va l'Italia: più che isola dei famosi, penisola dei famosi voltagabbana.  

Il potere delle poltrone
   
Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.