Tra toponomastica e messaggi subliminali, l’ironia di una ternana in trasferta… In evidenza
Ora, io non vorrei entrare a gamba tesa nei confronti dei nostri illustri vicini di casa proprio nel primo numero delle nuove tracce perugine, ma per iniziare qualcosa devo pur scrivere e farlo con enfasi narrativa non è facile
Troppo ovvio cadere nei luoghi comuni del tipo, “com’è bella Perugia”, oppure, “bella si, ma pericolosa”. Allontaniamoci dallo gnocco e dai palazzi storici e del potere, e partiamo da lontano, dalla periferia. Innanzitutto, mettiamoci in testa che anche qui al nord esiste una periferia, ma più che a un quartieruccio malconcio somiglia a un interland: una concentrazione di aziende, una vera e propria città nella città che i nostri cugini hanno costruito mentre noi distruggevamo. Di conseguenza, esistono innumerevoli frazioni, strade, indicazioni, rotonde, ed esiste un alto rischio di perdere la giusta direzione durante il tragitto al lavoro. Non è semplice orientare la bussola dell’interland perugino per un forestiero, soprattutto per una come me, sempre con la testa tra le nuvole, che non perde occasione per distrarsi e fantasticare, anche solo leggendo semplici indicazioni stradali. Certo, a mia discolpa potrei dire che a Perugia se ne approfittano in quanto a creatività. Prendi frazioni come Cenerente, Ramazzano o Le Pulci e dimmi se subito non pensi che sotto sotto i cugini perugini, così scaltri e avvezzi a certi ambienti magici, abbiano voluto esprimere messaggi subliminali attraverso i nomi dei propri luoghi. Ovvio che quella Cenerentola costretta a ramazzare le pulci non sia che la trasposizione fiabesca della storia di Terni, da sempre Cenerentola dell’Umbria. Prendi paesi come Bastardo, Casa del Diavolo o Infernaccio e dimmi se non ti richiama alla mente una serata ternana a parlare di Perugia. Prendi Solomeo, e dimmi se non pensi al loro motto: “Tutto mio, Solo mio!”. Per non parlare di Strozzacapponi… Quanto a Piccione e Colombella, immagino siano solo una copertura per il nome in codice con cui un ternano definisce un perugino.
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